martedì 14 giugno 2011

Il rifiuto


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Ero solito, ormai da mesi, attraversare quella piazza e fermarmi, nel punto che avevo scelto di notte, per poterla guardare. Sotto la lunga finestra, di un palazzo antico, era posizionata la sua scrivania, non la vedevo ma ne percepivo l'esistenza. Il suo capo chino e le sue spalle nude. Capelli, rossi, raccolti. Pelle bianca.
Non avevo il coraggio di dirle niente.
Non avevo coraggio.
Non avevo il coraggio di dirle niente nonostante ogni giorno, poco prima di arrivare nel punto, mi dicevo, esortandomi, "almeno un colpo di tosse".
"Loris" mi chiamò, urlando, un mio vecchio amico. Ero quasi giunto nel punto, mi voltai e salutandolo mi affrettai a raggiungerlo, il punto, sperando di poter sfruttare la situazione.
Quel giorno non c'era lei ma un cartello "NO! al ragazzo immobile nella piazza"
Smise di piacermi.
Fu il rifiuto peggiore della mia vita ma non rimase il solo.

Decidi verso qualcosa o qualcuno e quel qualcosa o qualcuno non decide verso di te ma il rifiuto, credo, è ancora di più perché tu, in un modo o nell'altro, ti esponi e la risposta che ricevi è: NO!

Rifiuto emotivo addolora e squarcia tanto quanto lontanamente paragonabile è il rifiuto, occasionale, del corpo.




"e se quel riferimento alla pagina non ti dice nulla è solo perché hai perso le regole del gioco che trovi qui:http://noetichette.blogspot.com/2011/06/il-gioco-delle-parole.html BUON VIAGGIO!"monica

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