lunedì 27 giugno 2011

Un pianoforte


Pagina 102

Un pianoforte: a coda, nero, lucido.
Osservavo i tuoi capelli: lunghi, castani, ondulati che coprono la tua schiena, nuda. Anche la tua schiena è nuda come i tuoi piedi che toccano i pedali, freddi e un abito panna accarezza le tue caviglie.
Una melodia malinconica accompagna la mia mano che porta alla bocca un calice di vino, bianco.
Il mio sigaro è spento, forse lo accenderò dopo, forse.
Sbottono la camicia, sciolgo la cravatta per respirare e mi lascio cadere sul divano: in pelle, marrone scuro, lucido.
Poggio la testa all'indietro e chiudo gli occhi...
...le tue mani erano sul mio volto, mi accarezzavano portando via le lacrime. La tua bocca sulla mia pronunciava un sussurrato: "scusa" e le tue mani mi accarezzavano a proteggermi da ogni forma di sensazione poco piacevole. E cosa poteva esserci di poco piacevole? Continuo e cadenzato, "scusa" come se il dolore avesse quel rumore, come se la tua musica avesse quel dolore ma erano le note, quelle note che erano state in grado di toccare parti di anima dolorante. Una continua carezza la tua musica perché i tasti erano sfiorati dalle tue mani: lunghe, sottili quelle stesse mani che sentivo sul mio volto mentre ti avvolgevo con tutto il calore che il mio corpo fosse in grado di produrre.
Nessuna colpa, nessuna responsabilità.
Era solo il suono soave di un pianoforte e l'implosione del mio cuore mi fece respirare e mi fece sentire tutta la vita che mi attraversava. Tutto quello che avevo dentro erano note malinconiche ma era il mio colore migliore. Era il colore che avevo scelto per la mia Anima, per me.





"e se quel riferimento alla pagina non ti dice nulla è solo perché hai perso le regole del gioco che trovi qui:http://noetichette.blogspot.com/2011/06/il-gioco-delle-parole.html BUON VIAGGIO!"monica

Nessun commento:

Posta un commento