sabato 22 ottobre 2011

"intimità collettiva non governata"


...questa la reazione alla visione di uno Psicodramma Moreniano.
Inaspettata e, per questo, assolutamente gradita.
"Intimità collettiva non governata"
Potrei analizzare scindendo le parti ma provo a lasciarmi andare alla sensazione che il tutto ha su di me e quindi provo ad immaginare il suo pensiero, il suo stato d'animo.
Percepisco l'invadenza.
Probabilmente lo "spettatore" ha percepito il tutto come un'invasione morale, emotiva. è stato squarciato un velo, privato, in presenza di altri e a questi altri (il gruppo) si sono aggiunti gli spettatori: noi. Noi che possiamo guardare quell'emozione.
Se ci pensi è un po' come accade quando vai a cinema o a teatro ed entri, davvero, nella storia narrata. Lì c'è l'interpretazione di terzi.
Attraverso l'emozione privata e personale dell'attore (sarà per questo che ho molta cura e curiosità verso questi ultimi?) si mettono in scena storie; qui, nello Psicodramma -visionato solo a scopi didattici- ognuno interpreta se stesso, seguendo la sceneggiatura della sua vita.
Questo rende il tutto "fastidioso"?

Psicodramma?
mmm
mi verrebbe, istintivamente, da dire: portare in scena la propria vita, interpretando se stessi e le persone che ne fanno parte, vivere le relazioni attraverso l'improvvisazione, in un continuo gioco di ruoli.
Esatto, gioco!
Psicodramma, come ha detto qualcuno (Ottavio Rosati), è una traduzione infelice ecco perché se parliamo di Psicoplay, forse, dico forse, è più facile pensare alla recitazione e al gioco.
Il gioco, fondamentale per il bambino, lo è anche per l'adulto. è fondamentale sempre.
Dovremmo essere costantemente spinti dalla curiosità e dalla meraviglia.
Non è uno spettacolo teatrale.
Non si prostituiscono emozioni.
Non lo si farebbe mai. Mai!
Però continuo ad avere incertezze sull' "intimità collettiva non governata"
Intimità collettiva.
Governata?
Se si crea un'intimità collettiva, probabilmente ci stiamo relazionando ad un gruppo, e se un gruppo crea un'intimità, perché questa dovrebbe essere governata?
Indirizzata, forse si intendeva dire indirizzata, analizzata.
Infatti lo psicoterapeuta non lascia scoperti ma avvolge, elabora: restituisce.

Ed io che pensavo di aver scelto un linguaggio comunicativo, quello dell'Arte attraverso lo Psicodramma di Moreno, esplicito e chiaro.

Il lavoro parte da qui.

Esigenza continua.
Il confronto come necessità.


ps di Ottavio Rosati Nella forma classica di psico.play, il paziente inscena una situazione presente passata o futura della sua vita, in un gioco improvvisato il cui scopo è la terapia e la comunicazione, non lo spettacolo. Sono necessari un gruppo, degli attori (detti ego ausiliari) e uno o più conduttori. Ė possibile il ricorso a luci, musiche, elementi scenici e attrezzi. Ė augurabile un apposito teatro di psico.play a pianta centrale o, per lo meno, uno spazio ampio e articolabile.
Il conduttore aiuta il paziente di turno a distribuire i ruoli e ad interpretare se stesso, per meglio comprendere e trasformare la propria vita. Il gruppo funziona, prima come una compagnia teatrale a disposizione del singolo paziente e poi come una platea che rispecchia il gioco e gli risponde con altri giochi. Questa circolarità dà vita a uno stato d’animo atipico, più facile da vivere che da definire a parole: qualcosa tra ciò che Eugenio Barba chiama “il terzo teatro” e il meccanismo che la psichiatra tedesca Gretel Leutz, una delle prime allieve di Moreno, chiama alleanza collegiale terapeutica.

6 commenti:

  1. davvero molto interessante, grazie!

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  2. spero di aver "chiarito" qualcosa
    e il proseguo del viaggio lo facciamo insieme!

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  3. si molto interessante monique. Leggete cosa mi ha mandato per citazione una mia amica che, come me, sta com-pa(r)tendo la preparazione all'esame d'avvocato: "Ho un fondamentale bisogno - credo di poter parlare di vocazione- di passare fra gli uomini e i diversi ambienti umani confondendomi con essi, assumendone lo stesso colore, nella misura almeno in cui la mia coscienza non vi si oppone, scomparendo tra loro, per far sì che si mostrino quali sono, senza mutare volto per me. Desidero conoscerli come sono per amarli, così come sono. Diversamente, infatti, non sarà loro che io amerò e il mio amore non potrà essere vero"
    Ho bisogno di mescolarmi con l'umanità - S. Weil

    Meravigliosa.

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  4. Meravigliosa Simone.
    L'ho conosciuta due inverni fa
    http://www.ilariadrago.it/simone%20weil.htm

    meravigliose entrambe.

    Grazie a te

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  5. ritorno su questo post e mi piace da morire il fatto che la psicoterapeuta non lascia scoperti ma elabora: RESTITUISCE. ahhh...che musica.

    eppoi il gioco (detto anche jioca, da illustri edotti sul tema) é davvero fondamentale. Io, ripeteró fino alla morte, credo che se si ha imbastito un buon dialogo con se stessi, il gioco con sé e con gli altri puó solo conferire maggiore consapevolezza e quindi maggiore proporzione alle cose "serie". Mettersi in discussione con costruttiva autoironia e complicitá nel giocare.

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  6. la teoria del gioco e degli edotti del Jioca la condivido pienamente. Ne è intrisa la mia Anima e provo a contagiare, con costanza, la coscienza!

    Una brava psicoterapeuta non ti darà mai un boccone che non sei in grado di contenere, gestire, masticare, digerire.
    La "forma" della restituzione la consegna la tua Anima, tutte le tue emozione, la tua essenza, tu!

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