venerdì 2 novembre 2012

Silence

"...e la capacità rara si annullare qualsiasi cosa. E' un fantasma o pura illusione. E' un Dio ma non conosco ancora le sue preghiere. Taccio e forse ascolterà il mio rabbioso silenzio. Il buio, il freddo, me stessa.
Saranno ancora queste lacrime che accompagneranno questo cammino verso. Una ricerca costante che sembra fare giri inutili. E' tutto limpido e pieno di nuvole illuminate e scure. Ogni forma ha potere e sostanza. Ogni equilibrio perde forma. Cosa dovrò aspettarmi ancora senza dover attendere? In silenzio continuo ad urlare ogni forma d'amore e non ho sostanza nel cercare l'infinito."
Urlava questo al mondo tutte le volte che taceva. I suoi dirompenti silenzi erano frastuoni. In quel luogo tutti erano abituati ad urlare e nessuno era più in grado di riconoscere la propria voce o distinguere volti con espressioni sorridenti. Fermi e sorridenti. Immobile.
Tutto era immobile e si muoveva compulsivamente. Ascolto. Una parola bandita da ogni atteggiamento. Lei teneva, stretto tra le sue mani, un quaderno -rosso- sul quale appuntare silenzi colorati; in un mondo in bianco e nero vestiva  un arcobaleno che faceva male ad occhi abituati al buio. Cosa poteva aspettarsi se non l'emarginazione? Ma lei proprio non ci stava. Aveva però fatto un errore, ne aveva consapevolezza: fino a quando avrebbe scritto a colori e vestito l'arcobaleno, nessuno l'avrebbe vista. Doveva indossare panni scuri e scrivere di nero senza rinunciare ai suoi colori. Come? Impugnava penne colorate con la mano sinistra, scrivendo con la destra e e intimo di un rosso lucente per n on dimenticare mai la sua essenza.
Fu così che prese posto nel caotico e immutevole movimento dei corpi che avevano dimenticato, in un luogo sconosciuto, le loro anime. Provò anche lei ad urlare conservando la registrazione della sua voce per non perderne il ricordo. Si alzò e iniziò il suo viaggio. Non ne fece mai ritorno.
Proseguì il suo "tendere verso" contino.
Vestita di nero, con intimo rosso; scrivendo di nero, impugnando penne colorate; urlando, conservando la registrazione della sua voce per riconoscerla e coccolando quel silenzio che le avrebbe trattenuto la luce che abbagliava occhi abituati al buio di assonnati corpi.
"E' un Dio ma non conosco ancora le sue preghiere. Silence." da Post di Nunzia Barrai

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